“Isuc: urgente scongiurarne la chiusura e stabilizzarne i precari”

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Comunicato dei gruppi Pd, Ipp e Giubilei

“La storia non può essere cancellata, tantomeno per mano di chi governa: eppure sembrano queste le intenzioni della Giunta regionale umbra a trazione leghista, che prima commissaria l’Isuc, e adesso, in queste ore, pare impedire il rinnovo dei contratti a chi ha permesso all’istituto di poter svolgere le sue numerose e preziose attività”.

   

È quanto affermano i gruppi consiliari Pd, Idee persone Perugia e Giubilei in una nota congiunta sottoscritta insieme al consigliere regionale Bori.

“L’Istituto per la Storia dell’Umbria Contemporanea è un istituto di ricerca storico che persegue lo scopo di approfondire e diffondere la conoscenza della storia dell’Umbria contemporanea, e rappresenta ad oggi una delle istituzioni culturali più importanti di tutta l’Umbria. Costituisce un indiscutibile punto di riferimento per gli studiosi e per le scuole, che possono attingere al suo grande patrimonio archivistico, di studi, ricerche, pubblicazioni. La sua forza e la sua autorevolezza risiedono anche nel fatto di aver sempre operato in piena autonomia dalla politica, che, a sua volta, ha lasciato lavorare l’Istituto in totale libertà e indipendenza, gettando un faro di conoscenza ed approfondimento sugli ultimi accadimenti storici nella nostra regione. Un istituto di pregio come l’Isuc, dunque, rischia di chiudere i battenti per dei contratti che non risultano in regola: più che una motivazione, una scusa. Una scusa, perché il precariato non è una colpa, e di certo non di chi lo subisce. Un centro di ricerca che si occupa della storia recente di una regione chiude perché non si trova il modo di regolarizzare i contratti dei suoi cinque collaboratori? L’illegittimità dei contratti è una scusa che non regge: se il problema è questo, che vengano stabilizzati questi lavoratori, e subito. Raccogliamo e facciamo nostro, quindi, l’appello lanciato dai cinque ricercatori precari dell’Isuc e chiediamo alla Giunta regionale di individuare, con estrema urgenza e d’intesa con l’Assemblea legislativa, un percorso di stabilizzazione che permetta loro di vedersi riconosciuti gli stessi diritti degli altri lavoratori dell’ente. Del resto, la Giunta regionale ha avuto due anni di tempo per fare una riforma degli istituti di ricerca regionali, comprenderne anche le criticità e intraprendere una direzione di marcia chiara senza dover arrivare alla scadenza dei contratti. Ma quella della natura giuridica dei contratti pluriennali sottoscritti con l’Istituto, che non permette loro di accedere automaticamente alla stabilizzazione dovuta, sembra più un alibi, una scelta politica, l’occasione cercata -e trovata- per togliere smalto e vigore alla nostra storia recente e più in generale alla nostra memoria collettiva. Ma l’appello che lanciamo è anche per il Comune di Perugia, che insieme ad altri, è socio istituzionale dell’Istituto. L’Amministrazione Romizi dica una volta per tutte da che parte intende stare. Per noi c’è un’unica direzione: la stabilizzazione dei cinque precari, il rispetto della nostra storia, la salvaguardia della nostra memoria e della nostra identità”.