Il Grifo: il simbolo, la storia e il mito nel lavoro di Ozgen Kolasin

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Una ricerca interdisciplinare che indaga il grifo attraverso un viaggio spazio temporale, rivelandone la sua ricca simbologia che attraversa le civiltà in cui questa figura mitologica si è radicata ed evoluta, continuando a giocare un ruolo nella contemporaneità. ‘Il Grifo. Potere simbolico, mito e storia’, questo il titolo del libro di Özgen Kolasin, giovane autrice turca di origini greche e montenegrine, pubblicato da Morlacchi editore, che è stato presentato, giovedì 19 gennaio, in una gremita sala dei Notari di palazzo dei Priori, fuori dalla quale campeggia, insieme al leone, proprio la statua del grifo, scelto dalla città di Perugia come suo simbolo araldico. All’incontro, moderato dal professor Alessandro Campi, hanno partecipato, insieme all’autrice, i professori Fabrizio Fornari e Donato Loscalzo. È stato ospite inoltre, Gino Sirci, presidente di Sir Safety Umbria volley.

“Il merito di questo libro – ha commentato il professor Campi – è quello di dimostrare come il grifo sia un simbolo che ha una storia millenaria. È interessante vedere come si è diffuso nelle diverse culture da Oriente verso Occidente e come arriva a Perugia e nel nostro mondo sulla base di lunghissime mediazioni. È un viaggio nel tempo per cercare di spiegare i molti significati del simbolo universale che appunto ci rimanda alla mitologia greca, si radica nella cultura etrusca, poi romana ma ancora prima si ritrova nelle raffigurazioni iconografiche dell’antica Mesopotamia, nella cultura degli Ittiti con tracce che ci riportano sino all’Oriente estremo, al deserto del Gobi, quindi in Mongolia. È un libro di grande interesse che immagino a Perugia sarà particolarmente apprezzato”.

“Il lavoro – ha spiegato Özgen Kolasin – si sviluppa partendo dalle origini del grifo come simbolo, la cui primissima raffigurazione è composta dalla fusione del leone e dell’aquila. Nasce in Oriente, nella zona della Siria, nel 4.000 a.c., fa un lunghissimo viaggio attraverso Mesopotamia, Anatolia, civiltà micenea, minoica e mondo greco dove assume grande popolarità accompagnata da un’importante letteratura che è arrivata fino a noi. Poi lo ritroviamo nella civiltà etrusca, nel cosiddetto periodo orientalizzante in cui si presume un’influenza del mondo anatolico”.

“Nella seconda parte del libro – ha aggiunto l’autrice – tratto la simbologia, il rapporto del grifo con le divinità orientali, greche e romane. Infine parlo di come vengono utilizzati i simboli antichi dai mass media studiando i meccanismi psicologici, di come gli archetipi antichi hanno un’influenza molto forte sulla coscienza collettiva umana e di come il grifo in particolare viene usato dalle aziende come logo e come simbolo”.

L’indagine quindi è legata ai contesti storici, culturali, sociali e antropologici a cui il grifo è appartenuto e dà una prospettiva unitaria rispetto a luoghi, fasi e significati del simbolo e del suo bifrontismo. Il grifo assume infatti le qualità di maestà e fierezza dall’aquila e dal leone, è stata una figura protettiva, di custodia e vigilanza, perfezione e potenza, ma ha assunto anche ruoli aggressivi e oscuri. Un simbolo di collegamento, ponte tra Oriente e Occidente, tra il mondo dei vivi e quello dell’oltretomba.

“Era un libro di cui c’era bisogno – ha aggiunto Loscalzo – perché mancava un’opera complessiva sulla figura del grifo a partire dal 4.000 avanti Cristo fino a oggi, epoca in cui è ancora usato soprattutto come simbolo commerciale oltre che politico. Ha in sé qualcosa di misterioso che lo rende appetibile e molto comunicativo perché diventa simbolo, come nell’antichità, di vita e di morte. Come tutte le forme che sono ibride e nascondono messaggi subliminali diversi, riesce a essere sempre vivo e lo sarà per molti anni”.