Enzo Rossi: dal Neocubismo all’istituto per l’arte sacra

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In occasione della 43° edizione della Giostra dell’Arme di San Gemini, a conferma di un impegno ultradecennale nella cura di importanti rassegne artistiche, l’Ente Giostra dell’Arme, quest’anno eccezionalmente in collaborazione con il Comune di Perugia, con il sostegno della Regione Umbria e il patrocinio del Ministero dei Beni Culturali, dopo il successo delle mostre dedicate ad Alberto Burri, Gerardo Dottori e Leoncillo (quest’ultima l’unica tenuta in Italia in occasione del centenario della nascita), organizzerà una mostra dedicata al pittore, storico dell’arte, ed intellettuale perugino Enzo Rossi (Perugia, 1915- Roma 1998). Figura di spicco dal secondo dopoguerra in poi, attivo fra Perugia e Roma, si caratterizzò oltre che per la sua attività artistica, per quella di promotore e organizzatore della formazione artistica nella Capitale (a lui è intestato il Liceo Artistico Statale di Roma, già Istituto Statale d’Arte Roma 2 da lui fondato e diretto) e per quella di teorico dell’arte sacra.

La mostra – L’evento, come tutti quelli che lo hanno preceduto, intende offrire al pubblico un valido approfondimento sulla figura a tutto tondo del personaggio, che come accennato, è stato artista e uomo di cultura, nonché di educatore, inserita nel contesto del fermento artistico romano di Villa Massimo, accanto ad altri protagonisti dell’arte in Italia dell’epoca: Greco, Mazzacurati, Guttuso e gli umbri: Brunori, Mancini Lippi, Rambaldi. La sua figura è in parte da riscoprire, associando all’attenta selezione delle opere esposte, in gran parte inedite o poco viste, una corretta ricostruzione storico-critica mediante la consultazione, per la prima volta, del suo archivio. La mostra intende presentare tutta la vasta gamma della produzione di Rossi: pittura, disegno, ceramica e riproduzioni di pittura murale. In tutto saranno esposte 33 opere di Enzo Rossi tra dipinti e disegni che comprendono tutto l’arco temporale della sua attività, a partire dagli esordi intorno al 1935. Molti gli inediti, fra cui alcuni disegni dei quali non si conosceva proprio l’esistenza. La maggior parte di questi lavori sono della collezione della figlia, Orietta. Dunque, le esperienze neocubiste “pure” e poi la sua tipica figurazione dove rimane l’impronta della scomposizione cubista. Figurazione che invece rimane integra nei disegni di figure in interni. Spazio anche alla produzione ceramica, nella quale eccelleva. Importanti e poco noti i bozzetti per scenografie, per le pitture murali e gli allestimenti, nonché per gli arredi sacri.

I laboratori – Ma la mostra non si limiterà a presentare le opere dell’artista (il ricco catalogo, prodotto come ogni anno dall’Ente Giostra dell’Arme, contiene le riproduzioni di tutte le opere esposte, i testi dei curatori, con ulteriori approfondimenti di Daniela De Angelis e Anna Lisa Vergarolo), ma allargherà lo spettro d’indagine anche ad una sezione dedicata ai laboratori, presentando 18 opere opere degli artisti che egli stesso aveva chiamato ad insegnare, poi divenuti importanti professionisti come Giovanni Dragoni, Giuseppe Uncini, Nunzio, Felice Ragazzo, Paolo Pasticci. Opere realizzate fra anni Sessanta e Settanta proprio nella scuola, pezzi inediti per la maggior parte e rarissimi che sono visibili nell’area sottostante la sede espositiva del suggestivo Palazzo Vecchio. In mostra anche gli inediti arredi sacri provenienti dalla Chiesa della Visitazione di Bolzano, progettati da Uncini negli anni Settanta, ed alcuni esempi di oreficeria realizzata proprio all’Istituto d’Arte.

L’evento successivo a Palazzo della Penna, Perugia – Una volta conclusa la Giostra dell’Arme, la mostra, ampliata di opere e sezioni, verrà allestita a Perugia (13 ottobre-4 dicembre), città natale di Rossi, dove, negli spazi di Palazzo della Penna, verranno esposte le opere presenti a San Gemini con l’aggiunta di 19 dipinti, con una nuova sezione dedicata agli “Artisti umbri a Villa Massimo”. In mostra opere di Leoncillo, Romeo Mancini, Enzo Brunori, Vittoria Lippi e Ugo Rambaldi, che andranno a ricostruire il clima che si respirava in a Roma negli anni del dopoguerra, come ben descrive Orietta Rossi Pinelli nella biografia su Enzo Rossi pubblicata in catalogo. A Villa Massimo nel ’50 lo raggiunse la famiglia e nel 1954 si trasferirono tutti nella limitrofa via di Villa Ricotti. La villa stava per tornare ai tedeschi. Negli anni di villa Massimo trovarono ospitalità altri pittori perugini come Enzo Brunori, Vittoria Lippi, Romeo Mancini, Ugo Rambaldi che, con Leoncillo, formarono una sorta di ‘colonia’ umbra. Nella villa si trovavano anche gli studi-abitazioni di Guttuso, Mazzacurati, Emilio Greco, Guido La Regina ed altri artisti. Il luogo divenne punto di riferimento anche per molti critici d’arte, da Lionello Venturi (molto attento agli artisti umbri) a Cesare Vivaldi, G.C. Argan, Palma Bucarelli, fino ai giovanissimi Bruno Toscano, Corrado Maltese, Maurizio Calvesi ed Enrico Crispolti.