Detenuto morto a Terni dopo un incendio nella sua cella

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Ipotesi sia rimasto intossicato da fuoco da lui stesso appiccato

   

Un detenuto del carcere di Terni è morto dopo che – secondo una prima ricostruzione – avrebbe appiccato un incendio all’interno della propria cella – posta nella sezione G ‘accoglienza’ – rimanendo intossicato dal fumo. Si tratta di un trentacinquenne originario del nord Africa che doveva rispondere di reati connessi agli stupefacenti. Inutili i soccorsi portati dai sanitari che hanno tentato di salvare la vita al trentacinquenne. Nell’accaduto sarebbero rimasti lievemente intossicati anche altri detenuti. Sono in corso indagini da parte della polizia penitenziaria di Terni, con il coordinamento della procura della Repubblica.

Parla di “tragedia annunciata” il sindacato autonomo di polizia penitenziaria Sappe per la morte nel carcere di Terni di un detenuto rimasto intossicato in seguito all’incendio da lui stesso appiccato all’interno della propria cella.

“Siamo amareggiati e incavolati neri – dice il segretario per l’Umbria, Fabrizio Bonino – perché questa è una tragedia annunciata ed è anche la conseguenza di una sottovalutazione alle continue sollecitazioni di intervento che facciamo da mesi. Un uomo che perde la vita durante la detenzione è sempre una sconfitta per lo Stato: e questo nonostante il personale di polizia penitenziaria abbia fatto di tutto per evitarlo”.

Bonino ha spiegato che la vittima è

“uno straniero con problemi psichiatrici il quale ha dato fuoco a tutto quello che aveva in cella ed in pochissimo tempo è stato sopraffatto dalla fiamme e dal denso fumo nero che si è propagato”. “A fatica i poliziotti presenti e quelli arrivati di rinforzo, anche liberi dal servizio – ha aggiunto -, sono riusciti a intervenire, rimanendo anche intossicati, ma purtroppo non c’è stato nulla da fare. Non vi erano avvisaglie che il detenuto avrebbe potuto compiere l’insano gesto. Era stato assegnato qui dal provveditorato regionale della Toscana e l’altro ieri aveva avuto un’udienza in Liguria”.

“Non si può più assistere a questa strage silenziosa di morti violente nelle carceri e rimanere inermi”.

Lo sottolinea il garante della Regione, l’avvocato Giuseppe Caforio, dopo la morte di un detenuto in cella a Terni.

“La situazione delle carceri umbre è divenuta drammatica. Alle carenze croniche di personale, particolarmente grave quella di Terni che ha il peggior rapporto fra numero di poliziotti penitenziari e detenuti – afferma Caforio -, si aggiunge un flusso incessante di detenuti trasferiti da altre carceri con gravissimi problemi di personalità quasi sempre di natura psichiatrica. È il tempo che le promesse di implementazione di personale diventi realtà immediata e concreta. A ciò si aggiunga che è improcrastinabile la apertura di almeno due Rems in Umbria – sollecita ancora Caforio – e in parallelo bisogna implementare fortemente l’assistenza sanitaria e specificatamente quella psicologia e psichiatrica. Infine è ora che i parlamentari umbri assumano l’iniziativa di ripristinare in Umbria la direzione del Provveditorato penitenziario che dal 2015 è stata accorpato a quello della Toscana, con effetti deleteri. La coscienza di ognuno di noi e le regole minime di civiltà impongono di agire senza tentennamenti” conclude Caforio.