Con Hancock-Corea, a Umbria Jazz la notte dei puristi

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Herbie Hancock e Chick Corea sono tornati ieri sera a Umbria Jazz, due anni dopo l’esclusiva mondiale “regalata” al festival che nel 2013 festeggiava il suo quarantesimo compleanno. Evidentemente Hancock e Corea ci hanno preso gusto ed hanno pensato bene di rispolverare la formula dei due pianoforti in un tour che li vede di nuovo insieme in giro per il mondo. Di fatto, quello in corso è il primo vero tour dopo il 1978 e qualche rara uscita negli anni che seguirono. Poche date anche in Europa e l’unica in Italia ha toccato ancora Perugia. Ricordando il concerto del 2013, del tutto improvvisato e quasi senza provare, è facile constatare che ieri sera la musica era meglio organizzata, ma (altra faccia della medaglia) alla maggiore consistenza non ha corrisposto un pari contenuto emotivo. Se alla base di tutto resta l’arte dell’improvvisatore, che i due praticano da sempre ai massimi livelli, si sente che Hancock e Corea hanno costruito, sera dopo sera, una solida impalcatura alla quale ancorare un edificio musicale complesso e strutturato. Non è sempre una musica facile da seguire, quella dei due pianisti (e tastieristi). Spesso è intricata e si sviluppa per linee oblique, sfoggia una maestria tecnica che del resto dopo 50 anni di carriera a quei livelli si dà per scontata, ma raramente riesce a creare, almeno questo è parso ieri sera, un particolare coinvolgimento. L’inizio è con due lunghi frammenti di improvvisazione, e già da qui si percepisce sia il preciso controllo della materia che una certa freddezza. Poi la musica si misura con motivi di Miles Davis (Solar), che per entrambi resta un punto di riferimento, e di Cole Porter (You’d be so easy to love), per mettere infine, inevitabilmente, le mani su alcune delle loro composizioni che restano scritte nella storia del jazz: Maiden voyage e Cantaloupe Island di Hancock, Spain di Corea. Doveva essere questo, nelle aspettative dei jazzfan puristi, “il” concerto di Umbria Jazz 2015, e forse le attese non sono state completamente corrisposte, fermo restante il piacere di vedere sullo stesso palco due monumenti del genere. È anche vero che da personaggi di questo livello è lecito pretendere sempre molto.