Castiglione del Lago: l’Umbria da cuore verde a terra di “mafizzazione”

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Da “Cuore verde d’Italia” a terra di “colonizzazione criminale”. Gli studenti dell’Istituto Omnicomprensivo di secondo grado “Rosselli–Rasetti” di Castiglione del Lago, che nei giorni scorsi hanno partecipato all’incontro “Mafia e droga in Umbria”, hanno avuto la possibilità di aprire gli occhi su una realtà, quella regionale, sottoposta ad un mutamento preoccupante. A quel “processo di mafizzazione” cioè, che secondo molti è scattato all’indomani del terremoto del 1997. A parlare dell’argomento è stato in primo luogo Fabrizio Ricci, curatore nel Dossier “La droga in Umbria – Saggi, inchieste, interviste” (2014), ricco di informazioni, analisi e sondaggi sul tema. Il punto sul quale si è insistito con i ragazzi è la consapevolezza che questa piaga interessa tutto il territorio nazionale e non solo alcune regioni tradizionalmente legate al fenomeno e che la mafia, come tutte le organizzazioni criminali, sopravvivono grazie a silenzi, accettazione, consensi, sofferenze e disperazione. A fianco di Frabrizio Ricci è intervenuta Francesca Ricci, in rappresentanza dell’Associazione Libera Umbria. Studentessa ventenne, Francesca ha fatto un discorso molto coinvolgente, incentrato maggiormente sull’importanza dell’istruzione per avere coscienze più critiche. Ha, inoltre, presentato il Presidio Universitario Libera di Perugia intitolato a Rossella Casini, studentessa universitaria uccisa per mano della mafia. Nella seconda parte dell’incontro sono intervenuti Salvatore Calleri, presidente della Fondazione Caponnetto, e Renato Scalia, ex poliziotto, entrambi venuti a raccontare esperienze e ricordi e la volontà di creare più consapevolezza tra i giovani. Scalia, di origini romane, ha parlato della sua esperienza di poliziotto e della personale scelta molto difficile a causa del quartiere in cui viveva: Cento Celle. Ha nominato diversi arresti di conoscenti e amici di infanzia, di persone che hanno fatto la “scelta sbagliata”. Sono stati fatti anche alcuni esempi di produzioni cinematografiche che hanno portato conseguenze negative come il consenso e il desiderio di diventare mafiosi, perché non veniva rappresentata fedelmente la realtà. Lo stesso concetto vale per alcuni videogiochi che in alcuni casi hanno finito per creare dei miti intorno a figure inquietanti.