Caccia: la Lega Umbria e PD interrogano l’Assessore Morroni

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Caccia: nuova ordinanza del Consiglio di Stato

Caccia: la Lega Umbria e PD interrogano l’Assessore Morroni. I temi principali sono stati la gestione delle zone di ripopolamento e cattura dell’Atc Perugia 1 e i pagamenti delle quote relative ai danni causati dalla specie cinghiale all’agricoltura

   

Nella parte dedicata al ‘Question time’ della seduta consiliare odierna, i consiglieri della Lega, Valerio Mancini, Stefano Pastorelli, Paola Fioroni, Eugenio Rondini e Daniele Nicchi hanno chiesto all’assessore all’Ambiente, Roberto Morroni la

“Modalità di gestione delle zone di ripopolamento e cattura previste dall’Atc (Ambito territoriale di caccia) Perugia 1”.

Nello specifico hanno chiesto di sapere

“se la gestione delle zone di ripopolamento e cattura prevista dall’A.T.C. Perugia 1 mediante la costituzione di appositi comitati in forma di associazioni private non riconosciute sia conforme alla normativa nazionale e regionale vigente, nonché alle direttive stabilite dalla Regione”.

Nell’illustrazione dell’atto, Mancini ha ricordato che

“l’articolo 16 della legge ‘14/1994’ (Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorie) al primo comma, stabilisce che per zona di ripopolamento e cattura si intende l’ambito territorialmente destinato alla riproduzione, all’irradiamento e alla cattura della selvaggina autoctona o naturalizzata per il ripopolamento venatorio, nonché a favorire la protezione e la sosta della selvaggina migratoria. Specifica anche che le zone di ripopolamento e cattura sono istituite dalle Province (ora dalle Regioni) secondo i criteri previsti dal Piano faunistico venatorio regionale. Per la gestione delle zone di ripopolamento e cattura, ora la Regione, può avvalersi delle associazioni venatorie riconosciute, agricole e di protezione ambientale, stipulando con esse apposite convenzioni, nonché degli Atc individuando gli unici soggetti legittimati a tale gestione. Nel novembre 2017 la Regione ha disposto di affidare agli A.T.C, la gestione delle zone di ripopolamento e cattura presenti nel territorio di loro competenza per il periodo 1 gennaio 2018 – 31 dicembre 2021. la Regione ha anche disposto che la gestione in questione possa essere svolta in forma diretta da parte degli A.T.C, o tramite affidamento in convenzione, da parte degli stessi A.T.C., alle associazioni venatorie riconosciute, agricole e di protezione ambientale. Il Piano faunistico regionale 2019-2023 assegna agli A.T.C, solamente il potere di ‘proporre’ alla Regione le modalità e le forme di gestione delle zone di ripopolamento e cattura senza lasciare ai medesimi alcun autonomo potere di deroga. Tuttavia, l’A.T.C. Perugia 1 ad agosto 2019 ha adottato un ‘Atto di indirizzo generale per i protocolli di gestione di tipo concessorio delle zone di ripopolamento e cattura nell’Ambito territoriale di caccia Perugia 1’, nel quale ha previsto di affidare la gestione delle zone di ripopolamento e cattura a particolari ‘Comitati per la gestione delle zone di ripopolamento e cattura’ i quali devono necessariamente ‘essere costituti ed agire nella forma di un’organizzazione di natura privata senza scopo di lucro, non riconosciuta. I predetti comitati sembrerebbero essere stati già istituiti in quasi tutte le zone di ripopolamento e cattura ricadenti nel territorio dell’A.T.C. Perugia 1”.

L’assessore Morroni ha risposto che la legge dispone che la Regione

“può avvalersi delle associazioni venatorie, delle associazioni agricole o di comitati di gestione individuati dagli Atc, come da Determinazione dirigenziale ‘603/2017’. La Regione ha quindi disposto la gestione delle varie zone di ripopolamento agli Atc, direttamente o con affidamento in convenzione. Da qui l’affidamento a comitati di natura privata senza scopo di lucro. Bisogna osservare che la normativa nulla dispone circa la natura giuridica del soggetto in questione e, inoltre, nei comitati non è difficile ritrovare la presenza di tutte le associazioni venatorie e agricole relative alla zona di ripopolamento e cattura”.

Nella replica conclusiva, Mancini ha detto che

“le associazioni venatorie devono avere la priorità, come anche le associazioni agricole e quelle ambientaliste, che devono lavorare insieme. I comitati vengono per ultimi. Servono linee guida più stringenti, che diano la priorità alle associazioni, che hanno dimostrato capacità molto efficaci”.

Nello stesso question time, anche il consigliere regionale Michele Bettarelli (Pd) ha interrogato l’assessore Morroni per sapere se è possibile evitare di far pagare ai cacciatori le quote relative ai danni causati dalla specie cinghiale all’agricoltura, che vanno ad aggiungersi ai consueti pagamenti annuali e che appaiono una misura

“irragionevole, visto il momento attuale in cui nessun cittadino necessita di ulteriori ed improvvisi aggravi economici, assicurando la presa in carico da parte dell’Atc del pagamento delle quote richieste ai cacciatori. I danni vanno pagati, ma oggi servirebbe una soluzione tampone, visto che dal prossimo anno l’assessore ha già predisposto un piano serio. Con l’introduzione delle regole della zona arancione per l’Umbria ci saranno inoltre nuovi limiti, come il divieto di spostarsi da un comune all’altro e molte squadre saranno impossibilitate a fare le battute perché non raggiungeranno il numero minimo di cacciatori per fare una squadra, quindi gli ungulati continueranno ad arrecare danni. Dato il momento – ha concluso – servono soluzioni straordinarie”.

L’assessore Morroni ha detto che

“il piano di abbattimento è riferito alla stagione venatoria e deve essere attuato da settembre e gennaio, quindi il completamento delle squadre del piano di prelievo è riferito a prima dell’emergenza. Gli interventi di completamento del piano, a febbraio e marzo rientrano nell’attività di contenimento e controllo disposte dalla Regione, al di fuori dei piani di abbattimento degli Atc. Nell’interlocuzione svolta con le associazioni venatorie e gli Atc è stata messa a punto una proposta che testimonia l’impegno politico sulla questione del risarcimento danni e con il 2021 entrano in vigore delle novità che attengono alla rimodulazione della distribuzione delle risorse ottenute con la tassa, che dà il 23 per cento per il risarcimento danni e il 29 per cento dell’introito agli Atc, che quindi incamerano il 52 per cento della tassa. Poi c’è il 33 per cento incamerato dalla regione e il 12 per cento destinato ad attività della regione e dell’Osservatorio faunistico. Dal 2021 la quota per gli Atc passerà al 54 per cento totale e sarà loro responsabilità gestirla e distribuirla per i danni all’agricoltura. È importante il principio di responsabilità a cui non possono sottrarsi le squadre di cinghialisti perché c’è una stretta correlazione fra abbattimenti e entità dei danni, più ci si allontana dalle previsioni e più diventa necessaria un’integrazione economica ma, come detto, sarà demandata agli Atc la gestione della situazione. Si evince la volontà politica costruttiva di avere una linea di condotta che possa assicurare quell’equilibrio che oggi si è rotto”.

Nella replica conclusiva, Bettarelli ha detto che

“in prospettiva la questione è stata inquadrata giustamente ma resta il problema di quest’anno emergenziale. Tante squadre non sono ancora partite e dovrebbero farlo, ma con i limiti della zona arancione. Apprezzo l’impostazione per il futuro ma serviva una risposta straordinaria”.