Ad Orvieto l’innovazione passa dalla produzione della giustizia sociale e dell’equità

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Si è svolta ad Orvieto la Summer School nazionale di Legacoopociali, tre giorni dove le cooperative sociali di tutta Italia si sono incontrate per confrontarsi e mostrare le buone pratiche di ogni regione e, insieme agli esperti del settore, cercare di capire come queste pratiche possano essere estese su base nazionale. La parola che ha risuonato per tutti gli incontri è stata “innovazione”, avendo sempre ben chiaro che una cooperativa sociale deve innovare senza perdere di vista il benessere generale della comunità. Proprio la giustizia e l’equità sono i temi che Legacoopsociali vuole mettere al centro delle strategie di sviluppo e partendo da questi valori esplorare i percorsi innovativi che le cooperative sociali possono realizzare costruendo nuovi servizi di welfare, più coerenti con l’evoluzione dei bisogni, e sperimentando nuovi percorsi di sviluppo locale capaci di valorizzare le risorse imprenditoriali, sociali, turistiche e culturali di cui il territorio è dotato.

“ Veniamo da un periodo non troppo roseo per noi – dice Paola Menetti Presidente Legacoopsociali – basti pensare a Roma Capitale che è ancora una ferita aperta. Con la Summer School abbiamo voluto ripartire dai valori ed insieme ai cooperatori costruire nuove traiettorie di sviluppo che puntino su quell’innovazione capace di aumentare il livello di giustizia ed equità della società. ”

Negli anni della crisi si sono moltiplicati i bisogni sociali ed ampliate le diseguaglianze, i programmi di welfare pubblici hanno subito importanti contrazioni. È diminuito il numero degli occupati ed è aumentato in modo significativo quello dei disoccupati, in particolar modo tra i giovani ed in alcune regioni del paese, è cresciuto il numero delle famiglie che vive in condizioni disagiate. Durante la Summer School particolare attenzione è stata riservata allo studio delle modalità di coinvolgimento dei cittadini e degli utenti nell’ideazione, progettazione e gestione dei servizi di welfare e delle politiche di sviluppo locale.

“Uno dei settori su cui si deve innovare – afferma Andrea Bernardoni Responsabile Area Ricerche di Legacoopsociali- è anche il settore del welfare legato ai servizi alla persona tradizionali, infatti bisogna superare la logica in cui il pubblico paga, la cooperazione eroga servizi e il cittadino diventa utente, fruitore di servizi spesso inadeguati. Innovare nel welfare significa partire dalle storie e dai bisogni dei singoli cittadini e progettare filiere di servizi sociali che mettono al centro le biografie delle persone. La frontiera è quella di coinvolgere, ove possibile, i cittadini nella co-produzione dei nuovi servizi di welfare.   In questa prospettiva la cooperativa sociale diventa una piattaforma alla quale possano accedere cittadini che hanno bisogni e competenze, capaci di aggregare risorse, in modo da realizzare un mix di risorse pubbliche, private e comunitarie. Questo è uno dei ruoli fondamentali che la cooperazione sociale ha sviluppato nel corso della storia e questo è un ruolo che dovrà sviluppare nei prossimi anni. Dovrà diventare un motore di innovazione capace di aggregare risorse e capace di creare percorsi di sviluppo aperti e partecipati centrati sui reali bisogni dei cittadini.”

La cooperazione sociale negli ultimi anni ha aumentato del 31 per cento nel suo complesso i valori della produzione e quindi i fatturati, quasi del 40 per cento i redditi da lavoro, ha aumentato gli investimenti del 44 per cento, ha creato 50 mila nuovo posti di lavoro arrivando a quasi 400 mila occupati e di questi quasi l’80 per cento con contratti a tempo indeterminato.

“Nel prossimo futuro io non credo che questo trend non si fermerà – asserisce Carlo Borzaga Docente all’Università di Trento e Presidente di Euricse- se usciamo dalla crisi questo trend si manterrà e continueranno a crescere i fatturati, perché i bisogni a cui rispondono le cooperative sociali sono bisogni a cui è difficile non dare una risposta anche da parte del pubblico. Se la cooperazione sociale saprà uscire dai settori in cui si è sviluppata in questi anni, importanti ma limitati, il trend sarà sicuramente ancora più marcatamente positivo. Pensiamo al discorso dei beni culturali, al riuso dei beni pubblici con finalità ricreative culturali turistiche, certo non lo può fare la cooperazione in quanto tale perché ci sono dei vincoli  di legge rispetto ai settori di attività  ma lo può fare comunque la cooperazione sociale utilizzando diverse forme di cooperazione.”

Storicamente la cooperazione sociale nasce in quasi tutte le regioni d’Italia come soggetto innovativo, è infatti grazie alla cooperazione sociale se si chiudono gli istituti per disabili gli orfanotrofi i manicomi. Specialmente nelle ultime settimane c’è l’idea che la cooperazione sociale sia un soggetto diverso abbastanza corrotto o conservatore, ma i dati smentiscono questo aspetto perché dicono che la cooperazione sociale in questo periodo di crisi importante sta rimarcando una vocazione all’innovazione. Questo lo si vede in una serie di nuovi settori come la gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata, come l’agricoltura sociale, lo sviluppo locale, l’innovazione all’interno dei servizi, quindi un soggetto che sta dando un contributo significativo all’innovazione del welfare.

“La cooperazione sociale – dice Luca Fazzi Docente all’ Università di Trento – deve guardarsi al proprio interno e capire cosa è successo con Mafia Capitale. Buzzi era presidente da 30 anni, non si può tenere delle organizzazioni chiuse e verticistiche per così tanto tempo, le organizzazioni devono essere aperte, trasparenti e partecipate. E’ importante tornare al concetto democrazia che è tipico della cooperazione che significa aprire le organizzazioni e renderle trasparenti, Credo che, per quanto riguarda la capacità e la spinta verso l’innovazione, sia fondamentale per la cooperazione sociale ristringere un patto forte con la cittadinanza.”