Al Padiglione Italia denominato “Made for Our Future” nella Zona Blu della 30° Conferenza delle Parti della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che si tiene all’Hangar Convention and Fair Centre of the Amazon, a Belem (Brasile), si è svolto l’evento curato dalla Regione Umbria in partnership con Comune di Assisi, Arpa Umbria e Centro Interuniversitario di Ricerca sull’Inquinamento e sull’Ambiente dell’Università degli Studi di Perugia dal titolo “La transizione ecologica nella Regione Umbria: dalla neutralità climatica alla mitigazione dell’inquinamento delle falde”. La proposta è stata selezionata nell’ambito della manifestazione di interesse indetta dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica per la COP30.
L’evento ha affrontato le strategie umbre di adattamento e mitigazione climatica, dalla transizione energetica alla rigenerazione dei territori contaminati, con un approccio integrato basato su energie rinnovabili e comunità energetiche, recupero di siti dismessi, economia circolare e bonifica sostenibile delle acque.
L’assessore regionale all’ambiente, energia e strategie per il cambiamento climatico, Thomas De Luca, ha presentato la nuova legge regionale per conciliare energia rinnovabile e tutela del paesaggio, insieme al modello di rigenerazione dei territori e alla bonifica dei siti contaminati. “L’Umbria – ha detto l’assessore De Luca – pur essendo una piccola regione, si trova al centro delle sfide del cambiamento climatico. Dobbiamo agire ora, con una visione integrata che unisca tutela ambientale, innovazione e partecipazione. Le nostre politiche puntano su un uso sostenibile delle risorse idriche ed energetiche, sulla rigenerazione dei territori compromessi e sulla valorizzazione della biodiversità. Dal lago Trasimeno alle nostre montagne, dall’acqua all’energia, fino alle api che riportano vita nelle cave, ogni azione racconta un unico messaggio: il futuro si costruisce con le scelte di oggi. Perché il mondo cambia con le nostre azioni, non con le nostre opinioni”.
“Siamo orgogliosi del lavoro che stiamo facendo come Regione – ha proseguito De Luca nella sua illustrazione – trasformare le criticità in opportunità, con soluzioni locali e visione globale. Abbiamo approvato la Legge sulle aree idonee fondata su comunità energetiche e sviluppo delle energie rinnovabili. Stiamo creando una rete di bacini idrici e laghi artificiali che fungono da batterie naturali: accumulano acqua piovana, immagazzinano energia rinnovabile e servono per agricoltura, antincendio e tutela del lago Trasimeno. Stiamo sperimentando una soluzione innovativa per la bonifica delle falde acquifere contaminate da solventi industriali usando il siero di latte, un prodotto di scarto dell’industria casearia. Rigenerazione e tutela ambientale nelle cave umbre che rinascono grazie alle api: in ogni rinnovo autorizzativo chiediamo l’installazione di alveari: accelerano la rinaturalizzazione, migliorano la biodiversità e producono miele pulito, che usiamo come indicatore ambientale”.
Il direttore generale di Arpa Umbria, Alfonso Morelli, ha illustrato la visione di un’agenzia moderna e innovativa, al servizio della Regione e degli enti locali: “Arpa si conferma punto di riferimento tecnico-scientifico per conoscere, monitorare e tutelare l’ambiente, con un ruolo attivo nelle transizioni ecologica, energetica e digitale”. Morelli ha richiamato l’importanza di dati affidabili, competenze solide e trasparenza per sostenere le decisioni pubbliche, valorizzando il capitale umano e il legame con i territori. Tra i progetti presentati: la collaborazione con CIRIAF per la gestione energetica intelligente e le Comunità Energetiche Rinnovabili; l’uso dell’intelligenza artificiale con IAIA Italia per analisi e previsioni ambientali; e il progetto SIERO, esempio di economia circolare applicata alla bonifica delle falde. “Un’Arpa competente e vicina ai cittadini che mette la scienza al servizio della sostenibilità regionale”.
Nella prima parte dedicata a “Transizione energetica per i borghi storici” la vicesindaca di Assisi con delega all’energia, Veronica Cavallucci, ha portato l’esempio virtuoso del suo comune che, con il progetto Cantico ETS, ha creato una comunità energetica che coinvolge istituzioni, imprese e cittadini. In pochi mesi ha raccolto oltre 70 adesioni e punta a installare più di 3 MW di fotovoltaico, evitando fino a 900 tonnellate di anidride carbonica l’anno. La prova che anche i centri storici possono guidare il cambiamento: “Siamo orgogliosi della partecipazione della nostra città al padiglione Italia della COP30, occasione preziosa per condividere il percorso che Assisi ha intrapreso sul tema della transizione energetica. Il nostro intento è condividere il progetto della Comunità Energetica Rinnovabile, partito proprio dalla COP28 di Dubai, affinché possa diventare un modello replicabile per tanti altri borghi e città italiane. La Comunità Energetica di Assisi – Cantico ETS – formalmente costituita da quest’anno, è la dimostrazione tangibile che anche i territori con una forte identità storica possono guidare la transizione energetica italiana. È un modello che unisce pubblico e privato, innovazione e tutela del paesaggio, restituendo valore al territorio e alle persone. La sua peculiarità consiste nel fatto che parte delle risorse generate sarà destinata a finalità sociali, per contrastare la povertà energetica e sostenere chi è più fragile. Perché la transizione, per essere davvero sostenibile, deve essere anche una transizione di giustizia e di comunità”.
La professoressa Elisa Moretti del Dipartimento di Ingegneria – CIRIAF dell’Università degli Studi di Perugia ha approfondito i modelli territoriali e comunitari per l’autonomia energetica: “Un aspetto cruciale per la neutralità climatica e la resilienza dei territori. La sfida è coniugare tutela del paesaggio e innovazione energetica attraverso nuovi modelli territoriali e comunitari come le Comunità Energetiche Rinnovabili. Questi modelli permettono di produrre e condividere energia pulita localmente riducendo emissioni, costi e dipendenza da fonti esterne. Un passaggio dai sistemi centralizzati a soluzioni locali e resilienti. I cittadini diventano prosumer, attori attivi della transizione, e questo rafforza la coesione sociale e combatte la povertà energetica. L’Università di Perugia e il CIRIAF sostengono questo processo con ricerca, innovazione e formazione, sviluppando modelli energetici per i borghi e strumenti digitali per ottimizzare la condivisione, anche con l’uso dell’AI. È una transizione tecnica e culturale che mette al centro cittadini e territori, contribuendo agli obiettivi globali di COP30”. Manuel Boccolini, amministratore delegato di Manini Prefabbricati S.p.A. e vicepresidente di Confindustria Perugia, ha raccontato come le imprese umbre stanno integrando i principi ESG nei propri processi produttivi e strategici.
La seconda parte si è incentrata sulle strategie di “Economia circolare e contrasto all’inquinamento diffuso delle acque” con Andrea Campioni, Director of Business Area di Ramboll Environment & Health Italy, che ha presentato l’innovativo progetto di Enhanced Reductive Dechlorination, che utilizza sottoprodotti dell’industria casearia per trattare le falde umbre contaminate da solventi organici clorurati, in un’ottica di economia circolare. Andrea Sconocchia, Responsabile del Servizio Bonifiche e Progetti Speciali di ARPA Umbria, ha illustrato il modello organizzativo per la bonifica sostenibile e circolare delle acque di falda, sviluppato in conformità con i principi ISO 59020:24 e UNI/TS 11820:24, e fondato sulla collaborazione tra enti pubblici, imprese e mondo della ricerca: “In oltre 25 anni di esperienza nel settore delle bonifiche e della gestione rifiuti, gli interventi di bonifica con maggior successo sono quelli che perseguono contestualmente altri obiettivi complementari. Questo approccio olistico alla gestione dei siti contaminati è perfettamente sintetizzato nei fondamenti del progetto SIERO primo progetto italiano di bonifica territoriale dove il tessuto sociale ed economico di un’area è coinvolto nel risanamento della stessa traendo da detta attività benefici tangibili e trasformando una passività ambientale in un’opportunità. In aggiunta il ricorso ad una tecnologia che prevede l’impiego di scarti di produzione completa il perfetto allineamento con i principi dello standard tecnico italiano per la misura della circolarità uni/ts 11820:24 e con quello internazionale iso 59020:24. Possiamo dire di aver portato nel mondo delle bonifiche un importante contributo per un nuovo approccio utile soprattutto per la gestione delle aree ad inquinamento diffuso”.




























