Turreno: dai 900 posti prefigurati ora si è scesi a 700

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L’associazione culturale St.Art interviene sulla questione Turreno, alla luce delle ultime notizie e a distanza di alcuni mesi dall’organizzazione del dibattito pubblico sul recupero dell’ex cinema-teatro e della partecipazione al consiglio comunale aperto.

Nei giorni in cui Perugia guarda al passato e somiglia un po’ a Frittole, in consiglio comunale si parla anche del futuro: che fine ha fatto il Turreno? Al centro dell’audizione chiesta da Tommaso Bori (Pd) i fondi dell’Agenda urbana che, si apprende, sono finalmente stati sbloccati. I fondi coprirebbero, almeno in parte, anche l’elefantiaco processo di recupero del teatro Turreno: dopo un primo stralcio dei lavori, entro dodici mesi il Comune ha il compito di trovare le risorse per il secondo stralcio. Si legge però che, dai 900 posti prefigurati negli scambi verbali con i “turrenisti”, la proposta dell’assessore Michele Fioroni scende a 700. Non si sperava certo di arrivare a 1700 e al secolo dei lumi, ma almeno a quel 1416 che tanto piace alla “falange cultura” del Comune.

I consiglieri Pd tornano quindi a interrogare l’amministrazione sul destino del Turreno dopo che, nei mesi scorsi, avevano avanzato la bizzarra proposta di dirottare le energie previste per il teatro di piazza Danti sul Lilli, che avrebbe potuto ricevere sostegno anche dal decreto Franceschini sui cinema dismessi. Lodevole l’impegno, poco comprensibile il meccanismo di scambio tra un bene pubblico – come dovrebbe diventare il Turreno alla fine dell’iter di donazione – e un privato delle cui sorti, peraltro, poco si era parlato prima di intravedere i fondi ministeriali. Un bene pubblico su cui, all’indomani della riapertura del dibattito, era stato persino posto il vincolo della Soprintendenza.

Tralasciando in questa sede le questioni aperte della donazione e della comproprietà e non addentrandoci nello scambio di battute tra gli assessori Antonio Bartolini, della Regione Umbria, e Fioroni sulla provenienza dei fondi, quello che ci si chiede è quale idea della vita culturale della città l’amministrazione comunale manifesti attraverso questi orientamenti progettuali. Serve un Turreno addirittura inferiore per capienza al Morlacchi? A quali esigenze della domanda culturale perugina e umbra risponde? A tre anni dall’apertura del dibattito, il percorso sembra sempre più nebuloso e sempre più concreto il timore che, in fondo, questa “visione” non ci sia.