Licenziamenti Colussi, Partito Comunista: una sconfitta

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La Colussi conferma la centralità dello stabilimento di Assisi

Licenziamenti Colussi, Partito Comunista: una sconfitta. “Tutti i sindacati ne parlano come una vittoria, per noi è una sconfitta per la dignità dei lavoratori”

   

“Sebbene solo un mese fa siano stati annunciati dalla Colussi di Patrignano d’Assisi ben 125 licenziamenti, si è di recente avuta notizia di un accordo ‘soddisfacente’, votato dalla larghissima maggioranza dei dipendenti, che prevede il licenziamento di ‘soli’ 64 lavoratori da raggiungere attraverso l’abbondante ricorso agli ammortizzatori sociali. Se tutti, sindacati confederali in prima linea, accolgono la risoluzione come un enorme successo, noi comunisti la denunciamo come una sconfitta per la dignità dei lavoratori, e uno specchio dell’arretratezza della coscienza di classe in questo momento”.

Il Partito Comunista Umbria torna così sulla vicenda Colussi.

“Un’azienda che si diceva costretta a licenziare 125 unità per grave crisi produttiva – prosegue il Pc Umbria – mette ora magicamente sul piatto un piano d’investimenti quadriennale, oltre ovviamente alla buonuscita prospettata per i licenziati. Il tutto, ovviamente, con la complicità di Flai, Fai e Uila che ancora una volta fanno passare per scelta democratica quella che in realtà è una lotta fra poveri. La strategia aziendale è chiara: dichiarare un numero di esuberi sproporzionato, per tagliarne successivamente la metà senza incontrare opposizione alcuna, nascondendosi dietro la promessa di un piano di investimenti quadriennale che renda ‘polifunzionali e polivalenti’ gli operai che resteranno all’attivo nella fabbrica di Petrignano. Non si può non pensare alla Perugina, dove il piano di investimenti promesso dalla Nestlé si è trasformato nel taglio di circa 300 posti di lavoro. Si parla di scelta responsabile da parte dei lavoratori, quando il ricatto padronale è sotto gli occhi di tutti: si tratta di una scelta in cui il prezzo di politiche fallimentari ricade come al solito sulle spalle dei lavoratori e della fiscalità generale che dovrà a finanziare la Naspi per i 64 lavoratori che verranno comunque licenziati”.

“Rinnoviamo l’invito a non frammentare la lotta – conclude il Partito comunista Umbria – e a tenere ben presente che queste vertenze rappresentano tutte l’incarnazione del dualismo fra interessi del capitale e quelli del proletariato. Solo l’organizzazione e l’unità dei lavoratori possono invertire i rapporti di forza e far mordere il freno alla classe padronale in perenne e impietosa ricerca del profitto, qualsiasi sia il costo sociale”.