Il reflusso gastro-esofageo in età pediatrica

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Il reflusso gastro-esofageo in età pediatrica. Nella maggior parte dei pazienti la sintomatologia si risolve spontaneamente entro il compimento del 2° anno di vita

   

Il reflusso gastro-esofageo, cioè la risalita in esofago del materiale acido proveniente dallo stomaco, si presenta fisiologicamente nei primi mesi di vita, mentre in alcuni può dare sintomi a carico dell’apparato gastrointestinale o respiratorio. Nei lattanti la risalita del contenuto gastrico nell’esofago è associata a rigurgito visibile dell’alimento assunto. Nel caso in cui sia presente una Malattia da Reflusso Gastro-Esofageo si possono avere dei veri e propri sintomi che comprendono, oltre al rigurgito: irritabilità, inarcamento del tronco, soffocamento, vomito, rifiuto di alimentarsi, pirosi, dolore toracico o addominale e sintomi extraintestinali quali tosse, asma, otiti ricorrenti, laringiti e polmoniti.

Nei primi 3 mesi di vita, rigurgito e vomito ricorrente, in assenza di malattia da reflusso gastro-esofageo si verificano nel 50% dei lattanti; arrivando al 67% dei lattanti intorno al 4° mese di vita e al 5% alla fine del primo anno di vita. Nella maggior parte dei pazienti la sintomatologia si risolve spontaneamente entro il compimento del 2° anno di vita.

Generalmente l’anamnesi e l’esame obiettivo permettono di identificare una malattia da reflusso gastro-esofageo con sintomatologia tipica e può interessare neonati prematuri e a termine, lattanti e bambini sani, oppure con fattori di rischio noti quali la chirurgia per ernia diaframmatica ed altre anomalie congenite o gravi disabilità neurologiche (quest’ultima categoria può presentare complesse comorbidità e notevoli differenze fisiopatologiche). Nei lattanti in cui il rigurgito alimentare è un evento normale e frequente, la malattia da reflusso gastro-esofageo non richiede alcun test diagnostico o trattamento e può essere gestito attraverso l’informazione e la rassicurazione dei genitori, consigliando un’eventuale rivalutazione del bambino in presenza di almeno uno dei seguenti sintomi: frequenti rigurgiti a getto, vomito tinto di bile o di sangue (che potrebbe essere causato da un’ostruzione intestinale o un’emorragia di esofago, stomaco o intestino superiore), difficoltà nell’alimentazione o problemi di crescita ed infine rigurgito frequente che persiste dopo il primo anno di vita. Bisogna subito effettuare ulteriori indagini o inviare il bambino dallo specialista se presenta segnali di allarme suggestivi di malattie diverse dal reflusso gastro-esofageo come ad esempio: sangue nelle feci (che potrebbe indicare un’allergia alle proteine del latte vaccino, una gastroenterite batterica o un’emergenza chirurgica); distensione e/o resistenza addominale o massa palpabile (potrebbero indicare un’ostruzione intestinale o altre emergenze chirurgiche); diarrea cronica (potrebbe essere causata da un’allergia alle proteine del latte); scadimento delle condizioni generale e febbre (potrebbero indicare un’infezione sistemica); frequente vomito a getto (che sta ad indicare una possibile stenosi del piloro in lattanti sotto i due mesi di vita); disuria (causata da un’infezione delle vie urinarie) ed ancora altre condizioni di allarme.

Le possibili complicanze del reflusso gastro-esofageo in lattanti, bambini e ragazzi possono essere: esofagite da reflusso, polmoniti ricorrenti da aspirazione, frequenti episodi di otite media (es. più di 3 episodi in 6 mesi), erosioni dentarie in presenza di disabilità neurologica (in particolare la paralisi cerebrale). Raramente il reflusso può causare anche episodi di apnea. In presenza di questi sintomi è raccomandato eseguire una PH-metria esofagea (o una PH-impedenziometria) nei lattanti, bambini e ragazzi. L’endoscopia digestiva superiore (esofagogastroduodenoscopia) è riservata ai casi in cui sia presente ematemesi, melena, disfagia, anemia sideropenica non spiegata, dolore epigastrico, che richiede continue terapie mediche o è refrattario al trattamento, etc. Lo studio contrastografico dell’apparato digerente è appannaggio della valutazione specialistica per escludere patologie chirurgiche.

Può essere difficile persuadere i genitori del piccolo paziente che sintomi dolorosi o disabilitanti (come ad esempio vomito frequente in bambini con accrescimento regolare) miglioreranno quasi sicuramente con il tempo e che possono essere gestiti con interventi non invasivi e che non richiedono consulenze specialistiche, indagini diagnostiche inappropriate o farmaci di efficacia non provata. Tuttavia, in caso di sintomi clinici differenti o in evoluzione, in particolare in presenza di segnali di allarme potenzialmente gravi, le linee guida raccomandano di procedere con indagini, trattamento e consulto specialistico.

Dr.ssa Federica Rondoni