Droga: un amaro primato per l’Umbria

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Droga: un amaro primato per l’Umbria. E’ il dato rispetto al primo semestre del 2018. 37 anni l’età media dei decessi. Associazione tra abuso di sostanze, comportamenti violenti e patologie psichiatriche

   

L’ultimo rapporto fatto da GeOverdose, sull’andamento del consumo di sostanze stupefacenti, ci dice che l’Umbria, nel primo semestre del 2018, è al primo posto per tasso di mortalità per droga rispetto alle altre regioni italiane.

Un’amara constatazione se si analizza poi l’età media di questi decessi: 37 anni.

Il fenomeno dell’abuso di sostanze è ubiquitario ed interessa tutti i gruppi di età, sesso, etnia e livello socioeconomico. L’inizio dell’uso/abuso di una sostanza avviene preferenzialmente in età adolescenziale e nella prima età adulta. Vari elementi socioculturali (background etnico, sesso, età, occupazione, classe sociale, cultura e tipo di lavoro) possono influenzare, in modo marcato, l’inizio della pratica tossicomanica come, ad esempio, la presenza di modelli di comportamento consolidati nella popolazione giovanile che prevedano l’uso di sostanze.

La disarmonia delle interazioni familiari può condizionare l’esordio di una patologia di abuso in età adolescenziale, in relazione ad un insufficiente ruolo, ad una mancanza d’intimità, di interesse, di protezione e di contenimento delle angosce da parte dei genitori, che gli adolescenti possono tentare di colmare attraverso l’abuso di sostanze.

L’uso di sostanze si associa sovente a conflittualità familiare, comportamenti a rischio, svogliatezza, scarso rendimento scolastico e lavorativo, promiscuità sessuale e criminalità, determinando situazioni disadattative sia sul piano lavorativo che su quello relazionale.

Le ricerche esistenti sul rapporto causale tra disturbi psichiatrici e disturbi derivanti da sostanze stupefacenti sottolineano come i sintomi dei disturbi mentali e dei problemi legati alla tossicodipendenza interagiscono l’uno con l’altro e si influenzano vicendevolmente.

In linea generale la relazione che lega tossicodipendenza e disturbo psichiatrico può essere di vario tipo: in un primo caso la tossicodipendenza può rappresentare il tentativo di “curare” il proprio disturbo psichiatrico (autoterapia); in un secondo caso l’abuso di sostanze può precedere causare o slatentizzare una sintomatologia psichiatrica indotta da un’intossicazione, da una crisi d’astinenza o da altri effetti legati al consumo prolungato della sostanza.L’intensità e la durata dei sintomi psichici sono determinate dal tipo di sostanza usata, dalla sua quantità e dalla durata del consumo. Infine, il disturbo mentale e la tossicodipendenza possono essere paralleli e la causalità del tutto indipendente; in genere poi interagiscono aggravandosi a vicenda.

Per quanto riguarda i disturbi dell’umore, sono il tipo di disturbo psichiatrico più spesso in comorbidità con i DUS (disturbo da uso di sostanze): la depressione può indurre abuso di sostanze come tentativo di automedicazione, o può a sua volta causare depressione, disforia, ansia e la così detta sindrome amotivazionale; il disturbo bipolare è presente soprattutto con quadri clinici caratterizzati da tratti più marcatamente ansiosi e da spiccata impulsività. Anche i disturbi d’ansia hanno una buona comorbilità con l’uso di sostanze: come dimostrato in diversi studi i pazienti che presentano un disturbo d’ansia tendono ad assumere principalmente sostanze ad azione sedativa con giustificazioni auto-terapiche improprie.

Tra i pazienti psichiatrici le sostanze maggiormente utilizzate sono l’alcol ed i cannabinoidi. L’alcol, inducendo una disinibizione comportamentale e quindi facilitando la perdita del controllo degli impulsi, porta al peggioramento del quadro clinico. L’utilizzo viene sostenuto da un desiderio di automedicazione soprattutto per alleviare ansia, tensione, depressione. L’uso dei cannabinoidi è un fattore di rischio per lo sviluppo di psicosi ed un elemento aggravante della sintomatologia psicotica già in atto. Anche in questo caso vi è il tentativo improprio di risolvere l’ipoforia e l’apatia che accompagnano la sintomatologia negativa correlata alla condizione psicotica in atto

L’uso cronico di cocaina è in grado di generare una sindrome paranoidea di gravità variabile, a volte difficilmente differenziabile da forme schizofreniche paranoidi primarie. Di pari gravità sono le psicosicroniche indotte dagli allucinogeni (LSD e Fenciclidina, PCP) i cui sintomi, caratterizzati da comportamenti bizzarri e a volte violenti, possono perdurare per mesi o ricomparire anche ad un anno dalla sospensione. Altre sindromi psichiatriche possono essere indotte dall’uso di ecstasy (MDMA) come la psicosi paranoidea, il disturbo schizoaffettivoe il disturbo ossessivo compulsivo. Inoltre i poliabusatori hanno un maggiore rischio di disturbi psichiatrici legati all’assunzione di ogni singola sostanza.All’espressione di sintomi di natura psicopatologica concorrono diversi altri fattori come la personalità premorbosa, la presenza di una patologia psichiatrica sottosoglia, la predisposizione genetico-biologica e la storia familiare, i fattori socioambientali, nonché le spinte motivazionali.

Altri studi hanno accertato la forte correlazione tra il DUS e il disturbo antisociale di personalità. Tra le caratteristiche psicopatologiche nucleari del disturbo antisociale vi sono l’impulsività, l’irritabilità, l’aggressività. Un crescente numero di studi suggeriscono che la comparsa dei sintomi della personalità antisociale o della iperattività con deficit di attenzione (ADHD) avvenga in età antecedente all’inizio dell’impiego di sostanze e potrebbe esse una fattore predisponente allo sviluppo del DUS. Infatti, alcune dimensioni psicopatologiche della personalità antisociale sono condivise dai soggetti abusatori di sostanze e determinano l’adozione di pattern comportamentali simili, quali l’avventatezza, l’irresponsabilità nelle azioni e nelle relazioni, l’incapacità di apprendere dall’esperienza, la tendenza ad ingannare, mentire, aggredire. A questo si aggiunge anche la condivisione di altri fattori di rischio come il basso livello socioculturale, la storia familiare, spesso caratterizzata da abbandoni e abusi, e la provenienza, prevalentemente da aree urbane impoverite.

La continua crescita del tasso di incidenza di atti violenti nella nostra società, commessi da individui con un’anamnesi positiva per abuso di sostanze, ha spinto molti studiosi ad analizzare le interazioni esistenti tra questi due fenomeni.Si può dunque identificare nella comorbidità, definita come Doppia Diagnosi, per disturbo psichiatrico e disturbo da abuso/dipendenza un elemento predittore, statisticamente significatico, di elicitazione di condotte violente. Principalmente alcune sostanze, rappresentate da alcol e psicostimolanti si sono dimostrate in grado di indurre la comparsa di condotte violente, in relazione alla possibilità di determinare, nel soggetto consumatore, specifiche variazioni nelle funzioni cognitive, nei sistemi neurormonali e nell’esaltazione di particolari stati emozionali.

E’ stato dimostrato che l’alcol è in grado di produrre significativi effetti stimolanti sul sistema psicomotorio analogamente ad altre sostanze quali cocaina e amfetamina, principalmente attraverso interazioni con il sistema dopaminergico.

L’alcol si è dimostrato in grado di alterare i principali sistemi percettivi conducendo ad uno stato generale di disinibizione, di diminuire i livelli di serotonina e di incrementare la percezione della sensazione dolorifica, generando potenzialmente un aumento del rischio di aggressività in risposta a stimoli ambientali e/o individuali.

Psicostimolanti, come cocaina e amfetamine, vengono comunemente considerate le sostanze maggiormente associate a comportamenti violenti. Si sono dimostrati maggiormente inclini a comportamenti violenti quegli abusatori di psicostimolanti con concomitanti disturbi di personalità e la maggior prevalenza di comportamenti violenti è stata rilevata durante i periodi di astinenza. La patologia psichiatrica che maggiormente è in doppia diagnosi con l’abuso di sostanze è la schizofrenia (in particolar modo per la dipendenza da alcol) e in questo caso si ha un rischio raddoppiato di commettere atti violenti rispetto ai soggetti con semplice schizofrenia.

Dr.ssa Federica Rondoni