Condanna per l’omicidio di Raffaella Presta: “Sentenza fondamentale”

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Marini:
Fonte foto: Ansa.it

“La sentenza di oggi segna un passaggio culturale fondamentale nel solco della Convenzione di Istanbul, riconoscendo una valenza non solo simbolica, ma anche politica, all’impegno dei soggetti che quotidianamente operano nella prevenzione e nel contrasto alla violenza di genere e assegnando loro un risarcimento tangibile”

   

: lo affermano le presidenti della Regione Umbria, Catiuscia Marini, e del Centro per le pari Opportunità della Regione Umbria, Chiara Pucciarini, in merito alla sentenza emessa per il femminicidio di Raffaella Presta, per il quale è stato condannato a 30 anni di reclusione il marito Francesco Rosi che, il 25 Novembre 2015 – tragicamente nel giorno della ricorrenza della giornata mondiale contro la violenza sulle donne – la uccise a colpi di fucile davanti al figlio di sei anni.

“Il Centro per le pari opportunità, riconosciuto nel suo ruolo pluriennale di soggetto a tutela delle donne vittime di violenza di genere attraverso il proprio servizio Telefono Donna, si era, infatti, costituito parte civile nel processo – ricordano le presidenti, al fianco delle associazioni Liberamente donna e Rete delle Donne Antiviolenza. Il femminicidio di Raffaella Presta, oltre ad avere stroncato la sua giovane vita e ad avere distrutto quella dei suoi familiari, ha inflitto una ferita profonda a tutta la nostra comunità, al contempo rafforzando la determinazione di chi , istituzioni e associazioni di donne, riconosce la necessità di superare logiche emergenziali intervenendo invece con azioni sistemiche volte anche a contrastare pregiudizi e stereotipi di genere. In questo senso – proseguono Marini e Pucciarini – la L.R. 14/2016 della Regione Umbria, da poco approvata, ha il pregio, in particolare, di avere recepito ciò che, da sempre, chi opera nel contrasto alla violenza di genere pone come necessario, ovvero lavorare secondo un approccio integrato e multifattoriale. L’auspicio – hanno concluso – è che questo importante strumento possa contribuire a produrre quel cambiamento culturale che garantisca a sempre più donne la possibilità di un’esistenza libera dalla violenza affinché tragedie come quella di Raffaella e le altre non debbano ripetersi”.