Chocoday Ambassador: consegnati i riconoscimenti

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Chocoday Ambassador: consegnati i riconoscimenti. Sono Cecilia Iacobelli e Paul de Bondt e lo chef ecuadoriano Felipe Capelo i nuovi Chocoday Ambassador

   

Sono Cecilia Iacobelli e Paul de Bondt, cioccolatieri Bean to Bar di Cecilia e Paul – cioccolato originale, “per l’impegno profuso nella costante ricerca della qualità del prodotto”, e lo chef ecuadoriano Felipe Capelo di Ecuatoriana de Chocolates “per l’impegno nella ricerca della qualità non solo nella produzione ma anche nella promozione del cacao ecuadoriano”, i nuovi Chocoday Ambassador.

Il riconoscimento è stato consegnato dal Direttore Generale di Eurochocolate, Bruno Fringuelli, questa mattina, mercoledì 18 ottobre, in occasione del summit internazionale In The HeartH of Chocolate che si è svolto al Salone d’Onore di Palazzo Donini.

Tema dell’incontro di quest’anno è stato Il Bean to Bar in Italia e nel Mondo: origini, tradizioni e innovazioni, un tema, ha spiegato il Direttore Generale Fringuelli “non è legato all’aspetto commerciale ed edonistico del cioccolato”.

Ha moderato il tavolo di discussione Paolo Pastore, direttore di Fairtrade Italia. Tra gli intervenuti, Paul de Bondt che ha parlato della storia del cioccolato, della sua produzione e del suo consumo.

Filippo Pinelli di Choco Academy (il progetto presentato ieri alla Sala della Vaccara) ha proseguito la discussione sostenendo l’importanza della “diffusione della cultura professionale della cioccolateria” e di “scommettere sulla qualità e la cura artigianale dall’inizio alla fine della filiera”.

La parola è poi passata a David Patiño, cioccolatiere bean to bean italo-venezuelano che proviene da alcune esperienze all’estero (a Panama e a Bali).

Felipe Capelo (Ecuatoriana de Chocolates) si è interrogato, invece, sul perché – nonostante in Ecuador si produca ben il 61% del cacao “fino de aroma” del mondo – il miglior cioccolato del mondo venga prodotto in Svizzera, Italia e Belgio.

“L’Ecuador – ha affermato – si deve specializzare anche nella trasformazione del cacao dopo la sua raccolta”, perché produrre un buon cioccolato anche in Ecuador non è solo possibile – grazie alle tecnologie – ma risolverebbe il problema sociale dei coltivatori sottopagati.

Umberto Boscolo di FBM, sulla stessa linea, ha parlato di un “abbassamento della qualità e del costo che ha fatto perdere potere contrattuale ai coltivatori.

Il bean to bar sancisce il ritorno, invece, del cioccolato artigianale di alta qualità, che fa bene anche ai produttori della materia prima.

In conclusione, Paolo Pastore ha affermato “l’importanza di ragionare sulla qualità e di consentire ai produttori di investire sulla propria terra e quindi di salvaguardarne la biodiversità, lavorando sull’educazione e sulla relazione equa tra nord e sud del mondo”.